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NCIS *
The Body in the Bleachers * * * * * * * * * * *
Il cielo era di un pallido grigio fuori del Quartier Generale dell’NCIS di Washington D.C. Cupe nuvole coprivano il sole, quelle più basse minacciavano pioggia. Ogni speranza di una giornata brillante di sole fu stroncata quando la prima goccia di pioggia fredda toccò il lastricato in quel primo mattino, 6:30 a.m. per essere esatti. Dentro l’edificio imponente, nel bullpen, l’atmosfera era molto più brillante che fuori. Gli agenti si sedevano alle loro scrivanie, bevendo le loro bevande mattutine e chiacchierando in piccoli gruppi.
"Buongiorno McGoo, Ziver." Posando il suo zainetto Tony DiNozzo salutò i due colleghi. Indossava un completo firmato, come al solito; i capelli neri erano in perfetto ordine e gli occhi brillavano giocosamente. Non avrebbe mai dato un secondo sguardo a McGee se la sua cravatta non avesse spiccato sul completo scuro e sulla camicia bianca. Era uno scherzoso disegno di alieni gialli che danzavano. DiNozzo si avvicinò, si sistemò il nodo della cravatta e aprì la bocca per parlare.
"Non osare fare un altro commento maligno sulla mia cravatta, Tony." Lo avvertì Tim, mentre raccoglieva il disordine di carte sulla sua scrivania per fare spazio per ciambelle e caffè. Avevano avuto un caso particolarmente duro e neanche McGee era riuscito a sistemare il suo tavolo prima che Gibbs li mandasse a casa il venerdì prima.
"Beh, se tu non portassi cravatte che sembrano come se Martha Stewart ci avesse vomitato sopra non dovresti ascoltare i miei commenti maligni ora, vero? " Tony prese un pezzo della ciambella di Tim e se la mise in bocca. "E tu, come stai Ziva?".
"Abbastanza bene. E tu, Tony?" rispose e seguendo l’esempio di DiNozzo prese un pezzo della ciambella di Tim.
"Voi due dovete sempre mangiare la mia colazione?" McGee sospirò prendendo un sorso di caffè.
"Beh, se tu iniziassi a portarne abbastanza per tutti noi non dovremmo rubartela, vero?" Disse Tony imbronciato, mentre Tim velocemente si infilava in bocca il resto della ciambella. "Piano, McIngordo. Se inizi a soffocare con quella cosa mi rifiuto di farti una rianimazione”.
“Ah ah, molto divertente " bofonchiò l’altro, con la voce soffocata dal boccone ancora in gola.
Gibbs piombò alle spalle di DiNozzo e gli rifilò uno scappellotto. Teneva una grande pila di carte tra le braccia, ma le mise sulla scrivania di Tony in una scatola etichettata “in arrivo”. Il giovane mormorò qualcosa che suonava come “Una giornata meravigliosa… " e sospirò contemplando la mole di documenti pericolosamente in bilico di fronte a lui. Il capo inarcò un sopracciglio e lo bloccò con uno sguardo; poi girò sui tacchi e salì di corsa per le scale che portavano su all’MTAC e all’ufficio del Direttore. I tre agenti si guardarono in faccia: normalmente quando il Direttore chiamava Gibbs in ufficio, significava che c’era un nuovo grosso caso da trattare.
“Uhmmm, il capo va di corsa: molto strano. O vuole togliersi subito il pensiero o è una cosa dannatamente seria” rifletté Tony.
“Qualcosa cuoce in pentola”.
“Sì, Ziva, ma si dice “bolle” non “cuoce” in pentola”.
“Ma sì, Tony! Cuoce, bolle… Siamo lì come idea, no?”
“No, ma lasciamo stare. Meglio che mi metta al lavoro, quel lavoro che spetterebbe al Pivello” disse decisamente di cattivo umore.
Tim aveva buttato il bicchiere del caffè nel cestino e stava aprendo dei documenti. “Ho già del lavoro da fare, Tony. Evidentemente Gibbs lo sa”
“Vorresti dire che mi sto rigirando i pollici, McSaputello?”
Tim diede l’avvio al computer senza guardarlo in faccia. “No, li avresti usati per giocare con il cellulare, se Gibbs non ti avesse dato un po’ di lavoro serio di cui occuparti”.
“Pivello, se…”
“Dacci un taglio, DiNozzo!”, disse Gibbs infastidito, mentre attraversava il bullpen a grandi passi con un caffè in mano e raggiungeva la sua scrivania. Lanciò un’occhiata al suo agente senior e facilmente individuò il momento in cui stava per aprire bocca. “Abbiamo alcuni corpi”.
Quasi per riflesso condizionato, ogni agente si alzò in piedi e aprì il cassetto per afferrare il badge e la pistola. Gibbs approvò con un fugace sorriso soddisfatto la ben oliata macchina in cui aveva trasformato il suo team in quegli anni, ma questa volta aveva bisogno di qualcosa di diverso.
“Prendete l’attrezzatura”, disse come al solito.” E andate a casa a fare i bagagli”.
“Bagagli?” gli fece eco McGee.
“Dove andiamo, capo?” chiese Tony con trepidazione.
“Pine Grove, Pennsylvania”.
Il volto di Tony si illuminò mentre raggiungevano l’ascensore. “Pennsylvania? Allora possiamo… ”
“No”
“No? Ma capo… È a due passi da casa tua…” Gibbs aveva raggiunto il limite della sua pazienza nella breve attesa dell’ascensore e pose termine alla lamentela con lo scappellotto di pragmatica.
“No. Abbiamo del lavoro da fare”.
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Ragazzi, mi sono accorta che il rimando ai commenti (e viceversa) non funziona.
Ve lo riposto. Speriamo in bene.
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https://ncis.forumfree.it/?t=53114796#lastpostBye Nicky